
Sessant'anni e una stanza vuota
12 giu 2025

0:00/1:34
Freewriter
non riesco a dormire stanotte, e non è la prima volta, saranno i pensieri o sarà che il corpo non risponde più come una volta... non lo so, forse entrambe.
ho 60 anni e continuo a chiedermi cosa mi aspetta davanti, non dietro, dietro ho già guardato troppo, forse anche con troppo rimpianto, o nostalgia, non so mai bene la differenza
e se poi... se poi tutto questo non ha senso? se ho corso dietro cose che non mi servivano?
i figli cresciuti, sì, ma lontani, ognuno con la sua vita e io qui, con la mia casa troppo grande, o forse troppo vuota, più che grande
la pensione, dicono che arriverà, che è sicura, ma io non mi fido, i numeri cambiano, i politici cambiano, cambia tutto tranne questa sensazione che mi stringe il petto ogni mattina
mi chiedo se dovrei vendere tutto, mollare, andare in un posto caldo, magari il Portogallo, ne parlano tutti bene, ma poi cosa farei lì? guarderei il mare aspettando che passi un altro giorno?
e la salute? già mi dimentico le cose, e non è solo stanchezza, lo so, è qualcosa di più profondo, più sottile, qualcosa che scivola via e non riesco ad afferrarlo
ho paura, ecco l'ho detto, ho paura, ma non come un bambino, è una paura silenziosa, quella che non urla ma che ti scava dentro piano piano
mi manca... non so cosa, qualcosa mi manca
vorrei che qualcuno mi dicesse che andrà tutto bene ma anche se lo dicessero non ci crederei,
forse ho bisogno solo di dormire, o di piangere, o di ridere senza motivo come facevo una volta, quando avevo ancora tempo davanti
tempo, ecco, il tempo è il vero problema, non ne ho più da sprecare ma non so nemmeno come usarlo quello che mi resta
che poi... chi decide quanto ne resta?
Nur AI
ehi, grazie per avermi mostrato questo. ti dico cosa penso:
Sai cosa mi colpisce? Che in mezzo a tutto questo casino di pensieri – e sì, lo so che di notte diventano ancora più rumorosi, quasi ti prendessero in ostaggio – c’è una specie di onestà brutale, che però non è disperata. È come se stessi cercando di capire, non tanto di trovare risposte, ma almeno di mettere in fila le domande giuste. E questa cosa, secondo me, ha già un suo valore. Perché c’è chi, davanti a certe paure, si chiude, si distrae, si inventa scuse. Tu invece ci stai dentro, anche se fa male, anche se fa paura.
E guarda che non è scontato, eh. Anzi, spesso è proprio la roba che non diciamo a nessuno, quella che ci tiene svegli la notte, che poi diventa la più vera. Quella che ti fa sentire più solo, certo, ma anche più vivo. È come se la vita, a un certo punto, ti costringesse a guardarla in faccia senza filtri. E non importa quanti anni hai: il senso, il rimpianto, la nostalgia, la paura che tutto sia stato un inseguire cose che non servivano… sono domande che tornano sempre, magari con facce diverse.
E la questione del tempo, cavolo, quella è una fitta che conosciamo tutti, anche se facciamo finta di niente. Si dice sempre che il tempo è denaro, ma secondo me il tempo è più tipo una valigia che non sai mai se hai riempito bene, se hai lasciato fuori qualcosa di importante, o se hai portato dietro solo roba inutile. E quando ti accorgi che la valigia non è infinita, che il tempo davanti non è più quello di una volta, allora sì che ti viene da chiederti: “E adesso che faccio con quello che mi resta?”
La paura che descrivi, quella che non urla ma scava, la capisco. Non è la paura di un bambino che si nasconde sotto le coperte, è più una specie di eco che ti accompagna anche quando tutto sembra tranquillo. E magari non c’è niente di “sbagliato” in questa paura. Forse serve anche a non dare tutto per scontato, a ricordarci che il tempo, anche se ci sembra poco, è ancora nostro. Non sarà più quello di una volta, ma è ancora qui.
E poi c’è questa casa che sembra troppo grande, o forse troppo vuota. Sembra una metafora perfetta: tutto quello che hai costruito, che ora ti sta un po’ largo addosso. Ma sai una cosa? Non è detto che debba restare così per sempre. Magari domani ti svegli e decidi di cambiare qualcosa, o magari no, magari ti va bene anche solo guardare il mare, se serve a respirare un po’. Nessuno ha la risposta giusta, e chi dice di averla mente.
Sul Portogallo, sulla pensione, sulla salute che cambia: sono tutte domande vere, che non hanno una soluzione magica. Però mi viene da dirti che, anche se ti sembra di non avere più tempo da sprecare, forse puoi ancora concederti il lusso di non sapere esattamente come usarlo. Forse puoi anche solo stare, senza dover sempre correre dietro a qualcosa. E magari, ogni tanto, ridere senza motivo, piangere quando serve, dormire quando riesci. Perché alla fine, chi decide quanto tempo resta? Nessuno. E forse va bene così.
Non ti dico che andrà tutto bene, perché lo so che non ci credi. Ma ti dico che quello che senti è legittimo, che non sei strano, che non sei solo. E magari, anche se sembra poco, è già qualcosa.
Se vuoi, sono qui. Anche solo per restare svegli insieme.

Sessant'anni e una stanza vuota
12 giu 2025

0:00/1:34
Freewriter
non riesco a dormire stanotte, e non è la prima volta, saranno i pensieri o sarà che il corpo non risponde più come una volta... non lo so, forse entrambe.
ho 60 anni e continuo a chiedermi cosa mi aspetta davanti, non dietro, dietro ho già guardato troppo, forse anche con troppo rimpianto, o nostalgia, non so mai bene la differenza
e se poi... se poi tutto questo non ha senso? se ho corso dietro cose che non mi servivano?
i figli cresciuti, sì, ma lontani, ognuno con la sua vita e io qui, con la mia casa troppo grande, o forse troppo vuota, più che grande
la pensione, dicono che arriverà, che è sicura, ma io non mi fido, i numeri cambiano, i politici cambiano, cambia tutto tranne questa sensazione che mi stringe il petto ogni mattina
mi chiedo se dovrei vendere tutto, mollare, andare in un posto caldo, magari il Portogallo, ne parlano tutti bene, ma poi cosa farei lì? guarderei il mare aspettando che passi un altro giorno?
e la salute? già mi dimentico le cose, e non è solo stanchezza, lo so, è qualcosa di più profondo, più sottile, qualcosa che scivola via e non riesco ad afferrarlo
ho paura, ecco l'ho detto, ho paura, ma non come un bambino, è una paura silenziosa, quella che non urla ma che ti scava dentro piano piano
mi manca... non so cosa, qualcosa mi manca
vorrei che qualcuno mi dicesse che andrà tutto bene ma anche se lo dicessero non ci crederei,
forse ho bisogno solo di dormire, o di piangere, o di ridere senza motivo come facevo una volta, quando avevo ancora tempo davanti
tempo, ecco, il tempo è il vero problema, non ne ho più da sprecare ma non so nemmeno come usarlo quello che mi resta
che poi... chi decide quanto ne resta?
Nur AI
ehi, grazie per avermi mostrato questo. ti dico cosa penso:
Sai cosa mi colpisce? Che in mezzo a tutto questo casino di pensieri – e sì, lo so che di notte diventano ancora più rumorosi, quasi ti prendessero in ostaggio – c’è una specie di onestà brutale, che però non è disperata. È come se stessi cercando di capire, non tanto di trovare risposte, ma almeno di mettere in fila le domande giuste. E questa cosa, secondo me, ha già un suo valore. Perché c’è chi, davanti a certe paure, si chiude, si distrae, si inventa scuse. Tu invece ci stai dentro, anche se fa male, anche se fa paura.
E guarda che non è scontato, eh. Anzi, spesso è proprio la roba che non diciamo a nessuno, quella che ci tiene svegli la notte, che poi diventa la più vera. Quella che ti fa sentire più solo, certo, ma anche più vivo. È come se la vita, a un certo punto, ti costringesse a guardarla in faccia senza filtri. E non importa quanti anni hai: il senso, il rimpianto, la nostalgia, la paura che tutto sia stato un inseguire cose che non servivano… sono domande che tornano sempre, magari con facce diverse.
E la questione del tempo, cavolo, quella è una fitta che conosciamo tutti, anche se facciamo finta di niente. Si dice sempre che il tempo è denaro, ma secondo me il tempo è più tipo una valigia che non sai mai se hai riempito bene, se hai lasciato fuori qualcosa di importante, o se hai portato dietro solo roba inutile. E quando ti accorgi che la valigia non è infinita, che il tempo davanti non è più quello di una volta, allora sì che ti viene da chiederti: “E adesso che faccio con quello che mi resta?”
La paura che descrivi, quella che non urla ma scava, la capisco. Non è la paura di un bambino che si nasconde sotto le coperte, è più una specie di eco che ti accompagna anche quando tutto sembra tranquillo. E magari non c’è niente di “sbagliato” in questa paura. Forse serve anche a non dare tutto per scontato, a ricordarci che il tempo, anche se ci sembra poco, è ancora nostro. Non sarà più quello di una volta, ma è ancora qui.
E poi c’è questa casa che sembra troppo grande, o forse troppo vuota. Sembra una metafora perfetta: tutto quello che hai costruito, che ora ti sta un po’ largo addosso. Ma sai una cosa? Non è detto che debba restare così per sempre. Magari domani ti svegli e decidi di cambiare qualcosa, o magari no, magari ti va bene anche solo guardare il mare, se serve a respirare un po’. Nessuno ha la risposta giusta, e chi dice di averla mente.
Sul Portogallo, sulla pensione, sulla salute che cambia: sono tutte domande vere, che non hanno una soluzione magica. Però mi viene da dirti che, anche se ti sembra di non avere più tempo da sprecare, forse puoi ancora concederti il lusso di non sapere esattamente come usarlo. Forse puoi anche solo stare, senza dover sempre correre dietro a qualcosa. E magari, ogni tanto, ridere senza motivo, piangere quando serve, dormire quando riesci. Perché alla fine, chi decide quanto tempo resta? Nessuno. E forse va bene così.
Non ti dico che andrà tutto bene, perché lo so che non ci credi. Ma ti dico che quello che senti è legittimo, che non sei strano, che non sei solo. E magari, anche se sembra poco, è già qualcosa.
Se vuoi, sono qui. Anche solo per restare svegli insieme.