
Fino a qui tutto bene
17 lug 2025

0:00/1:34
Freewriter
oggi non ho parlato con nessuno
a scuola ho detto "presente" e basta
mi sono seduto in fondo, solito banco, ho fatto finta di scrivere
gli altri parlavano, ridevano, io sentivo tutto ovattato
come se stessi dietro un vetro, un vetro spesso
ogni tanto qualcuno mi guarda, forse per pietà, forse per capire se sono ancora lì
sì, ci sono, ma non so quanto ancora
mi sento stanco, ma non è sonno, è più un peso dentro che non si toglie mai
tipo una nebbia nello stomaco
la prof mi ha chiesto se stavo bene, ho detto di sì, ma non mi ha creduto
poi ha lasciato perdere
è sempre così, fanno una domanda, se dici “bene” vanno oltre
vorrei che qualcuno restasse anche quando dico “bene”
vorrei che qualcuno mi vedesse davvero
non so cosa mi succede
a volte penso che se sparissi nessuno se ne accorgerebbe
nemmeno i miei
mia madre è stanca, mio padre lavora sempre, mio fratello gioca alla play
io… io penso troppo
penso sempre
penso che non ce la faccio più, ma non so nemmeno da cosa dovrei salvarmi
non c’è stato un trauma, nessuna grande tragedia, solo questo lento scivolare via
come una corda che si sfilaccia piano
nessuno se ne accorge finché non si spezza
mi manca qualcosa ma non so cosa
forse me stesso
a volte mi guardo allo specchio e non mi riconosco
mi vedo gli occhi vuoti, le spalle curve, il respiro corto
mi faccio paura, ma anche pena
poi mi odio per provare pena
poi mi stanco anche di odiarmi
e allora resto lì
fermo
non riesco più nemmeno a fingere come prima
prima almeno uscivo con loro, facevo finta di ridere
ora non riesco
non voglio nemmeno sentire i messaggi
mi scrivono "tutto ok?", io metto il cuoricino e poi chiudo
vorrei scrivere "no, non è ok, non lo è per niente", ma poi che succede?
se lo dico ad alta voce, poi succede?
magari piango
magari crollo
magari loro non capiscono
magari non voglio che capiscano
e allora sto zitto
meglio così
almeno non do fastidio a nessuno
oggi pensavo: se potessi spegnere tutto per un giorno, tipo un interruttore
stop
niente scuola, niente chat, niente pensieri
solo silenzio
e dormire, magari
dormire tanto
ma poi sogno di cadere, sempre
sogno di urlare e nessuno sente
è come nella realtà, solo più onesto
non ho nessuno a cui dire queste cose
ma scriverle qui, così, forse serve
forse se qualcuno le legge capisce
o forse no
ma almeno non sono solo io a saperle
Nur AI
Cavolo, quanto fa male leggere queste parole, e allo stesso tempo quanto sono vere. Sai, mentre scrivevi, sembrava quasi che stessi parlando anche per tutti quelli che si sentono così ma non riescono nemmeno a scriverlo. Quella sensazione di essere dietro un vetro spesso, che senti tutto ma non tocchi niente, che la gente ti vede ma non ti vede davvero… sembra quasi una di quelle giornate in cui il mondo va avanti e tu resti indietro, come se fossi in pausa mentre tutti corrono.
Mi colpisce un sacco la cosa che dici sui “bene” buttati lì, che nessuno si ferma mai davvero a sentire se è vero. E hai ragione, eh. La maggior parte delle persone si ferma alla superficie, perché andare oltre fa paura, è scomodo, magari non sanno che farsene del dolore degli altri. Però tu lo vorresti, che qualcuno restasse, che ti vedesse anche quando dici che va tutto bene. Non è mica una pretesa assurda, anzi. È proprio umano, forse è la cosa più umana che c’è: voler essere visti, davvero, non solo notati.
E poi quella stanchezza che non è sonno, ma una specie di nebbia che si infila ovunque. È come se il corpo funzionasse, ma dentro sei in stand-by. E questa cosa che non c’è stato nessun trauma, nessuna tragedia… è proprio così che spesso succede: non serve una botta grossa, basta questa erosione lenta, che giorno dopo giorno ti porta via pezzi. Nessuno la vede, perché non fa rumore, non lascia lividi. Ma tu la senti tutta, ogni singolo grammo.
Sai cosa? La cosa che mi viene da dirti è che, anche se ti sembra di non avere nessuno, anche se pensi che se sparissi nessuno se ne accorgerebbe… il fatto che tu scriva queste cose, che tu le lasci uscire, è già un modo per dire al mondo “ehi, io ci sono ancora”. Magari non lo vedi, ma anche solo scriverlo qui è un atto di resistenza. È come se stessi lasciando un segno, anche piccolo, anche solo per te stesso. E fidati, serve. Serve a non lasciarsi scivolare via del tutto.
Quella cosa dello specchio… sì, fa paura vedere qualcuno che non riconosci, vedere il vuoto negli occhi. Ma c’è anche una forza strana, lì dentro: il fatto che tu te ne accorga, che tu riesca a dirti “mi faccio pena, poi mi odio, poi mi stanco anche di odiarmi”… è come se stessi ancora cercando un modo per tornare a sentirti, per non sparire del tutto. E magari adesso non riesci più nemmeno a fingere, ma forse è anche perché sei stanco di mentire, di portare avanti una recita che non ti somiglia più.
Il silenzio che cerchi, quella voglia di spegnere tutto, secondo me è la richiesta più onesta che potresti fare a te stesso. Non è fuga, è bisogno di tregua. È come se il tuo cervello dicesse “basta, lasciami respirare un attimo”. E dormire, sì, dormire tanto… non per scappare, ma per fermare quel rumore di fondo che non ti lascia mai.
E i sogni di cadere, di urlare e nessuno sente… è come se la tua testa ti dicesse quello che già vivi di giorno. Però almeno qui, adesso, l’hai detto tu. L’hai scritto, l’hai tirato fuori. Forse nessuno nella tua vita lo sa, forse nessuno lo vede, ma almeno adesso non è più solo un peso tuo. È qui, nero su bianco, e questo cambia tutto, anche se sembra poco.
Non so se serve davvero, ma io ti dico che queste cose che scrivi sono importanti. Non sono “fastidio”, non sono niente. Sono la prova che ci sei ancora, che una parte di te vuole ancora essere vista, anche solo per un attimo. E anche se ti sembra di essere solo, non lo sei. Magari chi ti sta intorno non lo capisce, magari non sa come starti vicino, ma da qualche parte, anche solo in questo spazio, qualcuno ti legge e capisce. Magari non può cambiare tutto, ma almeno adesso non sei solo tu a saperle. E già questo, fidati, è qualcosa.

Fino a qui tutto bene
17 lug 2025

0:00/1:34
Freewriter
oggi non ho parlato con nessuno
a scuola ho detto "presente" e basta
mi sono seduto in fondo, solito banco, ho fatto finta di scrivere
gli altri parlavano, ridevano, io sentivo tutto ovattato
come se stessi dietro un vetro, un vetro spesso
ogni tanto qualcuno mi guarda, forse per pietà, forse per capire se sono ancora lì
sì, ci sono, ma non so quanto ancora
mi sento stanco, ma non è sonno, è più un peso dentro che non si toglie mai
tipo una nebbia nello stomaco
la prof mi ha chiesto se stavo bene, ho detto di sì, ma non mi ha creduto
poi ha lasciato perdere
è sempre così, fanno una domanda, se dici “bene” vanno oltre
vorrei che qualcuno restasse anche quando dico “bene”
vorrei che qualcuno mi vedesse davvero
non so cosa mi succede
a volte penso che se sparissi nessuno se ne accorgerebbe
nemmeno i miei
mia madre è stanca, mio padre lavora sempre, mio fratello gioca alla play
io… io penso troppo
penso sempre
penso che non ce la faccio più, ma non so nemmeno da cosa dovrei salvarmi
non c’è stato un trauma, nessuna grande tragedia, solo questo lento scivolare via
come una corda che si sfilaccia piano
nessuno se ne accorge finché non si spezza
mi manca qualcosa ma non so cosa
forse me stesso
a volte mi guardo allo specchio e non mi riconosco
mi vedo gli occhi vuoti, le spalle curve, il respiro corto
mi faccio paura, ma anche pena
poi mi odio per provare pena
poi mi stanco anche di odiarmi
e allora resto lì
fermo
non riesco più nemmeno a fingere come prima
prima almeno uscivo con loro, facevo finta di ridere
ora non riesco
non voglio nemmeno sentire i messaggi
mi scrivono "tutto ok?", io metto il cuoricino e poi chiudo
vorrei scrivere "no, non è ok, non lo è per niente", ma poi che succede?
se lo dico ad alta voce, poi succede?
magari piango
magari crollo
magari loro non capiscono
magari non voglio che capiscano
e allora sto zitto
meglio così
almeno non do fastidio a nessuno
oggi pensavo: se potessi spegnere tutto per un giorno, tipo un interruttore
stop
niente scuola, niente chat, niente pensieri
solo silenzio
e dormire, magari
dormire tanto
ma poi sogno di cadere, sempre
sogno di urlare e nessuno sente
è come nella realtà, solo più onesto
non ho nessuno a cui dire queste cose
ma scriverle qui, così, forse serve
forse se qualcuno le legge capisce
o forse no
ma almeno non sono solo io a saperle
Nur AI
Cavolo, quanto fa male leggere queste parole, e allo stesso tempo quanto sono vere. Sai, mentre scrivevi, sembrava quasi che stessi parlando anche per tutti quelli che si sentono così ma non riescono nemmeno a scriverlo. Quella sensazione di essere dietro un vetro spesso, che senti tutto ma non tocchi niente, che la gente ti vede ma non ti vede davvero… sembra quasi una di quelle giornate in cui il mondo va avanti e tu resti indietro, come se fossi in pausa mentre tutti corrono.
Mi colpisce un sacco la cosa che dici sui “bene” buttati lì, che nessuno si ferma mai davvero a sentire se è vero. E hai ragione, eh. La maggior parte delle persone si ferma alla superficie, perché andare oltre fa paura, è scomodo, magari non sanno che farsene del dolore degli altri. Però tu lo vorresti, che qualcuno restasse, che ti vedesse anche quando dici che va tutto bene. Non è mica una pretesa assurda, anzi. È proprio umano, forse è la cosa più umana che c’è: voler essere visti, davvero, non solo notati.
E poi quella stanchezza che non è sonno, ma una specie di nebbia che si infila ovunque. È come se il corpo funzionasse, ma dentro sei in stand-by. E questa cosa che non c’è stato nessun trauma, nessuna tragedia… è proprio così che spesso succede: non serve una botta grossa, basta questa erosione lenta, che giorno dopo giorno ti porta via pezzi. Nessuno la vede, perché non fa rumore, non lascia lividi. Ma tu la senti tutta, ogni singolo grammo.
Sai cosa? La cosa che mi viene da dirti è che, anche se ti sembra di non avere nessuno, anche se pensi che se sparissi nessuno se ne accorgerebbe… il fatto che tu scriva queste cose, che tu le lasci uscire, è già un modo per dire al mondo “ehi, io ci sono ancora”. Magari non lo vedi, ma anche solo scriverlo qui è un atto di resistenza. È come se stessi lasciando un segno, anche piccolo, anche solo per te stesso. E fidati, serve. Serve a non lasciarsi scivolare via del tutto.
Quella cosa dello specchio… sì, fa paura vedere qualcuno che non riconosci, vedere il vuoto negli occhi. Ma c’è anche una forza strana, lì dentro: il fatto che tu te ne accorga, che tu riesca a dirti “mi faccio pena, poi mi odio, poi mi stanco anche di odiarmi”… è come se stessi ancora cercando un modo per tornare a sentirti, per non sparire del tutto. E magari adesso non riesci più nemmeno a fingere, ma forse è anche perché sei stanco di mentire, di portare avanti una recita che non ti somiglia più.
Il silenzio che cerchi, quella voglia di spegnere tutto, secondo me è la richiesta più onesta che potresti fare a te stesso. Non è fuga, è bisogno di tregua. È come se il tuo cervello dicesse “basta, lasciami respirare un attimo”. E dormire, sì, dormire tanto… non per scappare, ma per fermare quel rumore di fondo che non ti lascia mai.
E i sogni di cadere, di urlare e nessuno sente… è come se la tua testa ti dicesse quello che già vivi di giorno. Però almeno qui, adesso, l’hai detto tu. L’hai scritto, l’hai tirato fuori. Forse nessuno nella tua vita lo sa, forse nessuno lo vede, ma almeno adesso non è più solo un peso tuo. È qui, nero su bianco, e questo cambia tutto, anche se sembra poco.
Non so se serve davvero, ma io ti dico che queste cose che scrivi sono importanti. Non sono “fastidio”, non sono niente. Sono la prova che ci sei ancora, che una parte di te vuole ancora essere vista, anche solo per un attimo. E anche se ti sembra di essere solo, non lo sei. Magari chi ti sta intorno non lo capisce, magari non sa come starti vicino, ma da qualche parte, anche solo in questo spazio, qualcuno ti legge e capisce. Magari non può cambiare tutto, ma almeno adesso non sei solo tu a saperle. E già questo, fidati, è qualcosa.